Resistere a Mafiopoli – incontro con Giovanni Impastato

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resistere-a-mafiopoli.jpgIl Presìdio del Libro di Acquaviva e l’ITC Colamonico organizzano per l’1 dicembre 2011 alle ore 11:00 l’incontro con Giovanni Impastato presso l’Auditorium dell’ITC ad Acquaviva delle Fonti (BA) per la discussione sul libro Resistere a Mafiopoli – La storia di mio fratello Peppino Impastato , di Giovanni Impastato e Franco Vassia (Nuovi equilibri, 2010). Si ringrazia l’Avv. Massimo Melpignano e l’Associazione ‘Peppino e Felicia Impastato’ Puglia che hanno reso possibile l’incontro.

Giovanni Impastato ripropone, per non dimenticare, i singoli momenti della vita di suo fratello Peppino, la voglia di cambiamento e gli scontri con la famiglia e il paese, l’impegno civile e la pubblica denuncia dei suoi concittadini, amici e parenti legati alla mafia.


“La mafia era sempre stata di famiglia per noi, interna alla nostra casa, così abituale da non farsi notare; ma, con l’omicidio dello zio, d’improvviso diventava una forma spaventosa, sconosciuta e falsamente benevola. Di quel nucleo familiare, così forte e unito, di quella famiglia felice e ostentatamente patriarcale come era la mia, oggi non esiste più niente: è stata spazzata via dalla crudeltà della mafia che non ha avuto il minimo scrupolo a sconvolgere i nostri affetti e i nostri sentimenti. La nostra famiglia si sfaldava e, a peggiorare le cose, avrebbe contribuito anche un atteggiamento che, fino ad allora, ci era sconosciuto. Cominciarono problemi nei rapporti familiari, soprattutto per la reazione di Peppino che da allora cominciò a chiedersi in che famiglia e in che mondo vivesse. Sono stati tempi molto difficili. Almeno agli inizi, sembrava impossibile poterci liberare da quell’oppressione mafiosa, toglierci dalla testa quel velo di falsità che ricopriva anche la nostra casa. Ci siamo riusciti pagando un prezzo altissimo ma con un risultato straordinario che oggi possiamo rivendicare con pieno merito: quello di essere tornati a vivere come persone libere che sono riuscite a far capire che in Sicilia è possibile resistere contro lo strapotere della mafia. Un’eredità dal valore inestimabile, una ricchezza che ci è stata lasciata da Peppino e che mia madre e io abbiamo saputo raccogliere per essere i testimoni del nostro tempo”.

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