Comenius project: live, love, believe
di Marco Andriano 5BM
Eccomi qui. Solo davanti la mia scrivania. Un’esperienza conclusasi da poche settimane. Un cuore nostalgico mi spinge a scrivere. Un sorriso beffardo si impadronisce prepotentemente del mio viso, facendosi spazio tra i ricordi.
Una penna. Nient’altro a disposizione per mettere per iscritto ciò che attraversa il mio cuore. Il lento calare del sole lascia gradualmente spazio all’inevitabile incombere del buio. Piove. Freddo all’esterno. Caldo dentro me.
Gioia, tristezza, lacrime. Fierezza, malinconia, lacrime.
Un connubio di emozioni mi stravolge all’improvviso, parte dal più profondo del cuore, lo attraversa lentamente, scorre lungo le vene, si dirama gradualmente come affluente d’un grande fiume, portando via con sé tanti ricordi. Scava solchi profondi. Indelebili i segni lasciati. Comenius project, due sole semplici parole, poche lettere sì, ma un’unica grande esperienza in grado di cambiare la tua vita per sempre.
Che scriva quelle due parole in inglese non è un caso. Proprio questa infatti la sola lingua internazionale in grado di essere unione di 60 ragazzi provenienti da mezza Europa. Straordinariamente eccezionali i risultati ottenuti.
Tutto ebbe inizio una settimana fa. La sola idea di ospitare un ragazzo irlandese in casa, e conoscerne altri ventinove, tra cui Tedeschi e Finlandesi, mi eccitava tantissimo. Giorno dopo giorno, il mio cuore incalzava un ritmo sempre più sostenuto. Tante le aspettative, incessante l’adrenalina che mi portavo dentro.
Molti hanno sempre insistito sull’impossibilità di riuscire a stringere una vera amicizia con così tante persone, in così poco tempo. Eppure io sono qui per dimostrare il contrario, estremamente fiero di poter confutare l’errata diffusione di un simile luogo comune.
Il Comenius non è un luogo comune, il Comenius è un luogo caldo e accogliente, pieno di gioie e sentimenti, il Comenius è famiglia. Un progetto del genere è in grado di cambiarti del tutto nell’arco di soli sei giorni. Entrare in contatto con diverse culture, tradizioni, abitudini, non può lasciarti indifferente; riempie il tuo cuore, colma quel vuoto che mai nessuna relazione potrebbe colmare. Allarga la tua famiglia.
Ricordo all’inizio noi tutti, ancora così timidi e intimoriti, curiosi di conoscere i nostri partners, dubbiosi sul da farsi per apparire il più accoglienti possibile e trasmettere appieno il nostro affetto. Tante domande, tante proposte, tante previsioni, tanti programmi. Eppure sarebbe bastato lasciarci guidare dal nostro cuore, essere spontanei e tutto sarebbe venuto da sé.
9 novembre 2013
“È giunto il grande giorno. Alle 13.00 è previsto l’arrivo degli amici tedeschi e la sera di quelli irlandesi. L’indomani pomeriggio ci raggiungeranno anche i compagni finlandesi.”
Tutto ha inizio così. Era un sereno sabato sera, quando un sorriso a trentadue denti appariva gagliardo sulle nostre labbra. Immensa la gioia nei nostri cuori. Quale modo migliore di accogliere i nostri compagni, se non permettere loro di immergersi completamente, sin dai primi minuti, nella cultura e nella tradizione italiana con focacce, pizze, panzerotti, sgagliozze e una bella passeggiata sul lungo mare di Bari!
Timidi, taciturni, riservati, ognuno per conto suo o al massimo con i propri connazionali. Chiunque assumerebbe un simile atteggiamento durante la prima serata, noi invece no. Sembrava ci conoscessimo da una vita.
Eravamo lì, tra le strade del centro di Bari, sotto gli occhi dei baresi che ci osservavano esterrefatti, quasi fossimo un gruppo di turisti in visita alla città. Ridevamo e scherzavamo come se niente fosse. Sembrava quasi un raduno di amici di vecchia data. Loro così curiosi di conoscere, scoprire, esplorare (e soprattutto assaggiare il cibo italiano), noi presi a tal punto da tralasciare volentieri le nostre esigenze e dedicarci in tutto e per tutto ai nostri cari fratelli e sorelle. Beh sì, per quanto possa sembrare strano, già dai primi attimi è così che li consideravo.
Vedendoli arrivare con i bagagli, esausti per il lungo viaggio, ma osservando sui loro volti quei vigorosi sorrisi pieni di vita, non potevo far finta di nulla. Sorgeva spontaneo dentro me quella voglia di accoglierli tra le mie braccia e farli diventare parte integrante di me e della mia esistenza. Non vi era dunque possibilità alcuna se non quella di godersi al massimo quei giorni, quelle ore, quei minuti. Aprire il mio cuore e permettere che loro aprissero il proprio, questo il mio unico grande obbiettivo. Pormi in ascolto di qualcosa che andasse al di là del semplice saluto. Costruire qualcosa di intenso, sincero, duraturo.
Oggettivamente affascinante vedere, sin dalle prime ore, come ci abbracciavamo, ci prendevamo in giro; riscontrare tra noi quella naturale e spontanea complicità, propria di un grande amico, persino nello scherzare affettuosamente con una ragazza. Complicità che ci ha accompagnato per tutta la settimana.
Tante e svariate le serate passate insieme. Rimasi incredulo nel vedere il conto di una pizzeria da 620 €, ma ancora più attonito nel sedere in 62 attorno allo stesso tavolo. Bizzarro paragonare ciò all’immenso sforzo a cui solitamente siamo abituati il sabato sera, nel cercare di organizzare una comune serata in pizzeria tra italiani, oppure al mese d’anticipo col quale si devono distribuire gli inviti di un diciott’anni per sperare nella partecipazione di una cinquantina di amici. Ammirare invece il perfetto esito di una serata multietnica, con oltre 60 ragazzi, e organizzata nell’arco di poche ore, ti dà la più concreta conferma dell’immensa forza del Comenius. Forza di aggregazione, di unione, di comunione. Comunione negli usi e consuetudini delle proprie nazioni, nei modi di comportarsi a tavola, per strada, nei modi di dire. Quante risate fatte osservando gli ottimi risultati raggiunti dai nostri partners nella pronuncia di intercalari baresi.
Con loro persino frequentare la scuola diventava un esperienza del tutto nuova ed interessante. È stimolante essere divisi in tanti gruppi, ciascuno con un compito diverso, volto alla realizzazione di un elaborato da presentare durante la serata conclusiva; avvincente, perché era ampia la soddisfazione nel vederci collaborare e pensare a qualcosa che accontentasse e sintetizzasse il parere di tutti.
Comenius è trascorrere intere mattinate nel gioco, nel lavoro e nel divertimento e ritirarsi a casa con le guance doloranti per il sorriso incessantemente presente sui visi di ognuno.
Comenius è riunirsi a casa la sera per insegnare alle ragazze non italiane a fare le pizze, rendersi ridicoli in sfide di ballo tra coreografie di danza e tanto divertimento.
Comenius è scherzare e ridere senza motivo, prendersi in giro e abbracciarsi poi forte per farsi perdonare.
Comenius è impegno, armonia, pace, serenità, spensieratezza.
15 novembre 2013
“È arrivato il momento di salutarsi. La mattina presto, sono previste rispettivamente le partenze degli amici irlandesi alle 6.00, di quelli finlandesi alle 10.00 e infine quella dei compagni tedeschi alle 13.00.”
Tutto ebbe fine così. Dovrebbe essere questa la conclusione di una seppur intensa, ma breve esperienza. Ebbene no, quel giorno non eravamo lì per porre la parola fine. Un inesorabile inizio senza precedenti stava per prendere il via. Tanti gli attimi condivisi, altrettante le emozioni provate, indimenticabili i sorrisi scambiati. Come poter dimenticare tutto ciò con un semplice saluto? Come è possibile tornare alla propria vita quotidiana facendo finta di nulla? Perché doverci salutare con un addio quando sarebbe bastato un arrivederci?
I nostri volti, i nostri occhi, le nostre mani.
Difficile capacitarci di ciò che stava accadendo. Pochi erano riusciti a comprendere realmente a cosa stavamo per andare incontro.
Io, in primis, non mi rendevo conto di cosa mi stesse circondando, di cosa significassero quel treno, quel pullman. Erano lì per loro? Possibile? La settimana era trascorsa così velocemente ed era già arrivato il momento di salutarli? No non era possibile, no non volevo! Non potevano andarsene, non proprio sul più bello, non potevano. Avevo affidato a loro parte del mio cuore. Non potevano lasciarmi così.
Eppure dovevano.
Solo quando improvvisamente sentii i loro professori richiamarli all’ordine per raccogliere e sistemare i bagagli, iniziai a capire. Il mio cuore riprese improvvisamente a battere più forte, brividi incontrollati mi colsero di sorpresa.
Pelle d’oca.
In poche frazioni di secondo ogni minimo dettaglio della settimana appena trascorsa apparve limpido nella mia mente. Abbassai lentamente la testa. I denti stretti, quasi a non voler accettare una situazione del genere e a voler correre, a voler bloccare tutto e non farli partire. Le palpebre iniziarono a riempirsi.
Occhi malinconici, lucidi, iniziarono a brillare. Una lacrima. Una goccia scese lentamente lungo il viso, accarezzò docile le livide guance, percorreva adagio le linee pronunciate degli zigomi lasciandosi dietro una lucida scia incontaminata. Giunse infine alle labbra, proseguì con difficoltà tra le crepe di una superficie disidratata. I costanti sbalzi di temperatura la screpolavano imperterriti. Il sapido sapore della lacrima mi stizzì alquanto.
D’improvviso sentii delle grandi braccia calde avvolgermi, abbracciarmi. Alzai gli occhi di qualche centimetro e scorsi lui. Colui che avevo guidato per una settimana era ora lì al mio fianco per sostenermi. Ci stringemmo fortissimo e ci lasciammo andare entrambi in un eterno e sincero pianto d’affetto reciproco.
A catena seguirono tutti gli altri. Salutarci tra le lacrime, stringerci l’un l’altro, osservare le spalle d’ognuno bagnate dalle lacrime dell’altro, tutto celava ricche emozioni, profondi sentimenti, indissolubili legami.
Passare le ultime ore in compagnia delle tedesche, cercando di sfruttare al massimo ogni minimo secondo, quasi a volerlo rubare ad un tempo irriverente e noncurante dei nostri desideri; trascorrere gli ultimi istanti a ballare, piangere, strappare gli ultimi sorrisi a visi dagli occhi cerchiati; continuare ad approfondire amicizie anche negli ultimi istanti a nostra disposizione, anche questo è il Comenius.
Non dimenticherò mai quella lavagna sulla quale proprio in quelle ore conclusive, ci accingemmo a scrivere ognuno il proprio nome, quasi a voler lasciare un segno. Quasi a voler dire “sì, io ci sono stato, sì io ho preso parte a questa grandiosa esperienza d vita. Sì, io sono stato parte di loro e loro parte di me”.
È strano ora sedersi davanti quella scrivania, che appena qualche settimana fa era ricoperta dai suoi oggetti; stare in quella stanza che con tanto affetto e dedizione gli avevo ceduto.È così strano girare per la casa e sentire la mancanza di qualcuno, di qualcosa. È la mancanza di quel carisma che solo il Comenius riesce a trasmetterti.
In grado di coinvolgere dai più piccoli ai più grandi, è l’unico progetto che sia riuscito a farmi sentire davvero parte di un intero, di una casa comune. Non più la mia, non più il mio paese, non più la mia nazione, ma il mondo.
Spesso la non conoscenza delle realtà che ci circondano ci lascia indifferenti, ma è quando sei lì, davanti ad altri trenta ragazzi e ti basta un semplice sguardo donato ad altrettanti occhi sinceri e profondi, che capisci che le lacrime che in quel momento abbandonano inesorabili le tue calde palpebre, sono le stesse che accarezzano il dolce viso del ragazzo, della ragazza di un’altra nazione. Chiamarlo straniero, no mai. Uno straniero è colui che non conosci, colui la cui conoscenza ti lascerebbe indifferente. Nessuno tra i ragazzi che hanno partecipato al Comenius potrebbe e dovrebbe essere definito tale, perché noi non eravamo e non siamo stranieri, eravamo semplicemente amici che dovevano ancora conoscersi. Ora finalmente ci conosciamo. Ora finalmente siamo riusciti a dare un senso al continuo studio di altre lingue. Ora finalmente possiamo affermare di avere qualcosa in più: un cuore più grande -senz’altro- un’esperienza di vita alle spalle e un grandioso futuro dinnanzi.
Ora finalmente facciamo parte di un’unica grande famiglia. Ora e per sempre.
Perchè il Comenius è musica, divertimento, gioia, festeggiamenti, giochi. Il Comenius è amore. il Comenius è vita.
I will never forget you. You will be always in my heart.
Grazie a tutti. Thanks to everybody.
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